Ricordare è obbligo.
L’Istituto Comprensivo “Emilio Bianco” ha dedicato, come ogni anno, un ampio spazio alla riflessione e al ricordo.
In tutte le classi sono stati aperti spazi di riflessione e narrazione di ciò che è stato e mai dovrà più essere. Le ragazze e i ragazzi sono stati invitati a riflettere sulle emergenze del presente e sulla necessità di una ri-costruzione di un mondo libero e unito.
In particolare si è inteso indagare la memoria del bene, di chi ha saputo fare la scelta giusta e di chi potrebbe fare ancora oggi la differenza .
Un tempo di riflessione non limitato alla ricorrenza tout court ma di approfondimento sull’ eterno tema della lotta tra il bene e il male.
“C’è un albero per ogni giusto che ha scelto il bene”
I ragazzi sono la nostra differenza.
Ecco alcune testimonianze.
Ferramonti memoria storica
“ Il nostro Istituto Comprensivo “Emilio Bianco” di Montalto Uffugo, in occasione del “Giorno della Memoria” (27 Gennaio), ha voluto dedicare la settimana dal 18 al 26 alla riflessione sul tragico ed oscuro periodo della storia nazionale ed europea rappresentato dalla Shoah e, quindi, alla riflessione sulla negazione dei diritti fondamentali degli esseri umani.
Attraverso diverse iniziative, narrazioni o visioni di video e racconti dei testimoni sopravvissuti, abbiamo ricordato eventi, persone e fatti che non devono cadere nell’ oblio, anzi è fondamentale tramandarne la memoria perché non accadano mai più episodi simili.
In particolar modo, il 18 gennaio di quest’ anno, tutti noi alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado, ci siamo recati presso il Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia dove, grazie alla guida, abbiamo potuto approfondire gli eventi nazionali che si sono verificati dopo l’emanazione delle leggi fasciste e delle loro conseguenze verso il popolo ebraico, la loro deportazione e prigionia nei campi di concentramento. E’ stato un viaggio soprattutto educativo per conoscere uno dei più grandi e importanti campi di concentramento italiani. La costruzione del campo iniziò il 4 giugno 1940 dal governo fascista, in seguito all’emanazione delle leggi razziali e terminò il 26 agosto successivo. Nasceva così la gabbia fascista di Ferramonti di Tarsia: unico esempio di campo di concentramento “meno crudele” in Italia.
La guida ci ha illustrato gran parte della storia del campo mostrandoci varie fonti, soprattutto fotografie e video. Sin da subito si è soffermata su come era organizzato il campo, sui personaggi che ne erano responsabili e su come vivevano gli Ebrei in questa destinazione internazionale. Gli Ebrei arrestati arrivavano qui da diverse zone dell’Europa e venivano detenuti e internati ma, fortunatamente, non venivano uccisi come accadeva nei campi di sterminio tedeschi. Oggi del campo è rimasta solo la parte in muratura ma era molto grande, complessivamente vi erano 92 capannoni. La vita all’interno del Campo di Ferramonti era difficile, le condizioni igieniche erano precarie, le risorse scarse e la malnutrizione era diffusa ma, nonostante la povertà, ciò che rese Ferramonti unico, rispetto ad altri campi di concentramento, è la sua reputazione come un luogo in cui l’umanità è stata rispettata. I prigionieri ebbero la possibilità di impegnarsi in attività culturali ed educative, si venne così a creare una piccola comunità dentro il campo e addirittura un Parlamento, grazie anche all’iniziativa di alcuni ufficiali che cercarono di mitigare il dolore e la disumanizzazione. Un paradosso quindi, in un’epoca dittatoriale Ferramonti divenne una comunità democratica. Una particolarità di Ferramonti fu la presenza di ufficiali che, pur appartenendo al regime fascista, mostrarono rispetto e empatia. Tra questi, Paolo Salvatore, comandante del campo, svolse un ruolo chiave nel mitigare le sofferenze dei prigionieri. Egli riuscì a mantenere un equilibrio tra le direttive del regime e il rispetto per la dignità umana.
Dopo la liberazione angloamericana nel 1943 il campo rimase aperto, divenne un centro di accoglienza per i profughi ebrei, simboleggiando la fine di un’era oscura e la speranza nella creazione dello Stato d’Israele. Negli anni successivi, la struttura fu abbandonata e cadde in rovina, ma nel corso del tempo è stata riscoperta e preservata come memoriale della tragedia.
Abbiamo compreso che i nostri insegnanti hanno scelto questa destinazione perché nell’oscura pagina della storia del XX secolo, il nome “Ferramonti” risplende come una dolorosa testimonianza dei tragici eventi legati all’Olocausto, ma anche di resistenza e di umanità. La sua storia rimane viva per insegnarci che la speranza può nascere persino nei luoghi più bui, se coltivata dalla compassione e dalla volontà di un cambiamento positivo.
In un periodo in cui il mondo è ancora alle prese con sfide legate all’antisemitismo e all’intolleranza, Ferramonti rappresenta un richiamo all’importanza di preservare la memoria storica e di impegnarci per un futuro in cui la diversità sia celebrata anziché perseguitata”.
II A- II C- Scuola Secondaria di primo grado
Una mattina a Ferramonti
“ Il 18 gennaio noi alunni di tutte le classi della scuola secondaria di primo grado dell’I.C. “Emilio Bianco” ci siamo recati in visita al campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, testimonianza tangibile di uno dei momenti più bui della storia dell’umanità.
Un’esperienza forte quella che abbiamo vissuto, forte e commovente allo stesso tempo, che è stata il punto di partenza per una successiva, approfondita riflessione nelle nostre aule sugli orrori dell’Olocausto.
Ferramonti è oggi soprattutto “Museo Internazionale della memoria” e le numerose foto conservate in esso fissano volti, sguardi, situazioni e raccontano la storia di quelle persone che quel luogo lo hanno vissuto.
A Ferramonti, che è stato il campo più grande tra i campi di concentramento costruiti su ordine di Benito Mussolini all’indomani dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, il trattamento degli internati fu per fortuna molto diverso da quello riservato ai deportati di Auschwitz, proprio come hanno affermato le guide che ci hanno accompagnato nella nostra visita didattica.
Seppur privati della libertà, i prigionieri ricevettero un trattamento rispettoso della propria dignità dal personale militare italiano. I deportati di Ferramonti riuscirono a godere di una certa libertà di movimento, che consentì loro di stringere rapporti di vicinanza umana con le popolazioni locali e di vivere episodi di fraternità vera e sincera.
Non fu così nel resto d’Europa e le testimonianze di Primo Levi e della senatrice Liliana Segre ne sono la prova.
Ricordare e raccontare ciò che è stato consente all’uomo di non ripetere gli stessi errori e di non ricadere nuovamente nella barbarie del passato. In preparazione alla giornata della memoria riflettiamo così, alla luce della nostra esperienza scolastica vissuta, sul valore della memoria riportando le parole della senatrice Segre, sopravvissuta al campo di sterminio nazista:
“Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”.
Arianna, Giulia, Francesca e Roberto, voci del sentire della II D
Scuola Secondaria di primo grado
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